SIMBOLOGIA EGIZIANA – di Franco Naldoni

Ultimo appuntamento con l’Egitto dei Faraoni giovedì 7 dicembre alle ore 21.30. Ci addentreremo nel misterioso linguaggio adoperato da questi uomini antichi e sapienti. tempio egizio

Medu Neter, le parole di Dio, Bau Ra, le forze di Ra, il linguaggio che la divinità usava per rivelare agli uomini un tesoro di inestimabile valore, questo erano le migliaia di segni grafici che furono riprodotti sulla pietra con una tale precisione e armonia che lascia stupefatti. Così come ci sorprende il fatto che dall’analisi dei numerosi testi a noi pervenuti risulti che questa scrittura si sia mantenuta integra per migliaia di anni.  Questo significa che, a differenza di altre lingue, l’egiziano geroglifico era perfetto sin dall’inizio e tale si è mantenuto nei millenni.

La logica e la complessità dell’alfabeto geroglifico, già presente nella I Dinastia, rivela chiaramente un’intelligenza, metodo, inventiva ed una estetica che non trova uguali negli alfabeti antichi e tanto meno in quelli moderni.Valle dei Re

Tutto ciò mette in luce come le nostre conoscenze del lessico e della cultura egiziana nel suo insieme sono tuttora parziali ed è con questa premessa che tutti i maggiori esperti di questa antica lingua dicono si dovrebbe affrontare lo studio dell’egiziano antico.
Risulta infatti evidente che popolazioni appena uscite dall’ultima età della pietra non potevano né ideare né possedere un linguaggio così raffinato e artistico, gerarchicamente disposto con delle regole grammaticali piuttosto complesse.
Non era quindi la lingua delle popolazioni primitive della valle del Nilo ma era una segreta scienza, prerogativa di una gerarchia di sacerdoti, eredi e custodi di una tradizione sapienziale più antica che si faceva risalire al dio Thoth. occhio di Ra

Infatti gli Egiziani attribuivano l’invenzione della scrittura geroglifica a Thoth, il dio con la testa di ibis, che portava così agli uomini la tradizione primordiale; per questa ragione venne chiamato il “Signore della Scrittura”. Thoth simbolizza più che un personaggio l’esistenza di un centro tradizionale iniziatico nel quale i sacerdoti custodivano la sapienza tradizionale.
I geroglifici sono i Segni di Thot o le Parole divine di Thot. Per questo gran dono fatto ai sapienti d’Egitto venne considerato un grande benefattore e venerato come il Nume dei sapienti.
Questi segni incisi nella pietra definivano la lingua della permanenza perché mentre le lingue con il tempo si degradano, cambiano forma, questa aveva il carattere dell’eternità, erano le parole di Dio, la lingua del tempio e alla costruzione del tempio era preposta la dea Seshat “Colei che scrive”, personificazione della scrittura e della sapienza stessa. egiziani

E proprio nel tempio si apprendeva la scrittura geroglifica. La conoscenza di questi segni era riservata a pochi, la casta degli scribi era una delle più elevate, erano coloro che potevano accedere alla “casa della verità” per apprendere non tanto a scrivere ma soprattutto cosa si doveva scrivere con questi segni misteriosi.
“I geroglifici sono simboli grafici e fonetici che rispecchiano idee, essi assumono dei significati analogici che si riferiscono in primo luogo alla Divinità e in secondo luogo all’ordine alle cose umane”.
Questa definizione di Alessandro Benassai è una perfetta norma di come si devono leggere i geroglifici egizi, una regola non scritta, non grammaticale ma che fornisce una precisa indicazione che può risolvere molti dei problemi che si trovano nell’affrontare lo studio di questi segni. Leone

E poiché ogni segno non solo è un suono ma esprime anche un concetto, diventa un simbolo per esprimere questa tradizione arcaica, dovremo forzatamente in primis sapere di cosa tratti questa tradizione, una conoscenza che solo l’esoterismo permette; per dirla con Ermete perché queste mute parole incise nella pietra tornino a parlare  necessita che la divinità torni in Egitto per rendere vivi questi segni, non più sterili ma rivelino nuovamente la strada che hanno celato fedelmente in questi millenni.
E noi oggi abbiamo la fortuna di avere a nostra disposizione nei testi della collana archeosofica dei veri e propri manuali di esoterismo il cui studio ci permette di apprendere questa dottrina e scienza e farci luce fra le allegorie di tutti i tempi e anche quindi fra i rovi della selva dei geroglifici.
Si è detto che questi segni esprimono allo stesso tempo un concetto e un suono e qui sorge un altro problema perché niente si sa della pronuncia di questo arcaico alfabeto. Fra gli egittologi si dice che se una mummia tornasse in vita non sapremmo comunicare con lei parlandoci con il suono che questi segni racchiudono ma lo potremmo fare scrivendo. Tomba egiziana

Sembrerebbe un problema solo di traduzione e lettura di una lingua antica ma il problema sussisteva anche ai tempi in cui venivano usati questi segni.
In questa antica scrittura non esistono i segni vocalici e senza una notazione vocalica se non si trattava di parole ben note, la cui pronuncia era per consuetudine abbinata alla serie di segni, la vocalizzazione restava un mistero.
Questo e tante altre difficoltà si incontrano nel cimentarsi con questi segni come la direzione della scrittura e altre regole per determinare il concetto, il genere e il numero, regole che vengono in molti casi ignorate dagli scribi soprattutto quando questi segni vanno ad indicare soggetti riguardanti la divinità e il faraone.
Questo mette in evidenza come tutto mirava a una custodia severa della pronuncia di questi segni quando questi esprimevano il nome della divinità o del faraone.
Il “nome” che sintetizza l’atto creativo, veniva considerato l’essenza di ciò che rappresenta. Per un uomo significava l’anima, era quindi necessario proteggerlo dalle forze demoniache durante la vita terrena ed extraterrena, per vivere in eterno.Tempio Egiziano artistico

Comprendere il nome significava appropriarsi e conoscere per identità l’anima dell’oggetto o dell’essere che indicava, sia di natura umana che divina, per questa ragione la vera pronuncia dei nomi divini e dei nomi dei sovrani era tenuta segreta dai sacerdoti. Questa segretezza e protezione era simbolizzata da una cornice ovale chiamata snw, dal verbo sni circondare che appunto difendeva il nome scritto.
Con queste chiavi nell’ultimo incontro cercheremo così di affrontare questa antica scrittura partendo dall’analisi del nome del primo faraone dell’antico Egitto, Menes e vedremo come oltre a indicare un personaggio storico questo nome designi un principio di ordine spirituale, un centro di Sapienza Arcaica di origine umano-divina che diede inizio allo splendore dell’Antico Egitto.

 

 

Antico Egitto, una passione moderna

Franco NaldoniProseguono gli incontri sul tema della Tradizione Egiziana, a cura di Franco Naldoni.
Ingresso libero e gratuito, come sempre.
In streaming anche per i soci dell’Associazione Archeosofica.
Vi aspettiamo giovedì prossimo, ore 21.30, per continuare  insieme questo affascinante viaggio nel tempo e nella storia, di ieri e di oggi.

streaming Egitto

IL PROBLEMA DELLA CRONOLOGIA EGIZIANA – di Franco Naldoni

Siamo giunti al terzo appuntamento con la civiltà egiziana: giovedì 30 novembre ore 21.30, sempre ingresso libero, sempre nei locali dell’Associazione Archeosofica pistoiese di Piazza dello Spirito Santo 1. 2 Piramide Egizia

Lo studio della cronologia egiziana fa sorgere immediatamente alcune domande. Perché questa attenzione così marcata in tutte le antiche civiltà a narrare la discendenza divina del Re? Si tratta solo di narrare la successione storica di eventi di un popolo e della stirpe regnante? Perché questo assillo nel testimoniare il diritto a regnare derivante da questa discendenza divina?

Da un punto di vista storico lo studio delle varie liste regali egizie è servito per tracciare la storia di questo popolo dal momento dell’unificazione dei due regni ai tempi di Menes che ha dato il via all’Egitto faraonico e dinastico che ci viene insegnato nelle scuole. Su questo punto la discussione è comunque ancora aperta; infatti lo studio della cronologia della civiltà egizia è un argomento fra i più discussi nella storia dell’egittologia. antico egitto
Importanti dibattiti si sono accesi sulla questione anche perchè i dati rilevati dai vari reperti presentano varie discordanze, sui periodi di regno, fra le corrispondenze dei nomi, sulla durata dei regni per i periodi più antichi, anche a causa della consuetudine di segnalare i censimenti del bestiame e non gli anni effettivi, e quando poi si parla dei periodi intermedi la confusione aumenta, senza poi contare lo spinoso problema dell’individuazione dei costruttori delle Grandi Piramidi in queste liste, dando per scontato che queste costruzioni fossero di epoca dinastica. Ancora molta chiarezza deve essere fatta da un punto di vista storico. E chiarezza può essere fatta se analizziamo queste liste con le chiavi forniteci dalle opere di Tommaso Palamidessi e dagli studi di Alessandro Benassai. Divinità Egizie

Alla luce di questi studi appare in tutta la sua evidenza che queste liste non erano state scolpite con il segno della permanenza, ovvero il geroglifico, solo per pura narrazione storica o per tracciare una linea cronologica dei fatti del regno. Non era questo il motivo per cui erano state scolpite sulle pareti dei templi, luoghi dove si celebrava la divinità del faraone, ma per testimoniare come il diritto a regnare derivasse da un ben preciso retaggio che fa riferimento a un centro spirituale metastorico, un centro di sapienza arcaica di origine umano-divina che manifestandosi nei vari centri tradizionali dava origine allo sviluppo storico delle civiltà tramite il Re, il sovrano-pontefice che unisce il cielo e la terra. ABUSIMBEL

Dal contenuto di tre di questi documenti, la Pietra di Palermo, il Canone Regio di Torino e la Lista di Manetone, emerge quindi una storia dell’Egitto che non inizia con l’unificazione dei due regni da parte di Menes e l’inizio del periodo dinastico, ma mette in evidenza una periodo predinastico sottovalutato dagli storici che lo relegano solo a un racconto mitologico senza tenere conto che,  come scrive Tommaso Palamidessi, “il mito è un linguaggio per tramandare gli insegnamenti profondi delle origini delle cose, sulla creazione del mondo e dell’uomo….mito e culto sono due elementi saldati al fatto religioso, il mito è il commento razionale degli atti del culto, trasmesso nei secoli attraverso il tessuto di simboli che vanno decifrati”.

In queste tre liste si cela quindi un insegnamento profondo e quanto mai attuale perché parlano delle nostre origini, della nostra storia, la storia dell’umanità e di tutte le sue età scandite proprio dalla manifestazione di questo centro di sapienza arcaica.

Queste liste ci danno così una traccia per rispondere ad alcuni dei quesiti che ognuno di noi ha nel profondo della sua anima perché l’esistenza dell’uomo pone una domanda, e per ciascuno di noi è un quesito personale la ricerca dello scopo della propria esistenza. E poiché ogni essere si trova più o meno nella stessa situazione, il problema è generale, collettivo oltre che personale.Abu Simbel notte bis

Le domande alfine sono queste: qual è lo scopo dell’esistenza, perché, a quale fine esiste l’umanità? Le eterne e vive domande poste dalla tacita Sfinge al viandante pellegrino: “Chi sei, da dove vieni, dove vai?”.

 

 

 

 

ISIDE – LA DONNA NELL’ANTICO EGITTO – di Franco Naldoni

Giovedì 23 Novembre alle ore 21.30 (Piazza dello Spirito Santo,1 – ingresso libero) avremo il secondo incontro sull’affascinante mondo dell’antico Egitto. Questa volta si parlerà di Iside e dell’essere Donna per quella sublime civiltà.

Iside Alata

Iside la dea dai “mille nomi”, vita e intelligenza divina, è la dea egizia che emerge per la sua rilevanza fra tutte le divinità del variegato pantheon egizio, tanto che il suo culto è sopravvissuto anche alla decadenza di questa antica civiltà. Ma chi era Iside per gli antichi egizi?

Per cominciare possiamo dire che per gli antichi egizi Iside era la Madre, la Donna divina, colei che domina e detiene la Signoria, la potenza generatrice di Dio che donava la vita. Le acque del Nilo che straripavano e rendevano fertile l’arida terra egiziana ne erano simbolo. Ma in Iside si vedeva anche la Donna, come ci dice Plutarco, “in cui è innato l’amore verso l’essere primo, il signore del tutto, che si identifica con il bene: questo essa desidera e ricerca, mentre fugge e respinge le pur fatali pretese del male. Se è vero, infatti, che Iside rappresenta per entrambi i principi, maschile e femminile, la materia e il luogo in cui generare, la sua natura inclina peraltro sempre verso l’essere migliore, e a lui si offre, per essere fecondata di effluvi e di somiglianze. E’ questa la sua gioia, aver concepito e portare nel seno i germi della vita”. sacerdotessa egiziana

Iside dicevamo ma non solo Iside, molte le divinità femminili nell’antico Egitto che esprimono la figura della maternità divina, ed uguali per qualità e numero a quelle maschili e da questo traspare una vita misterica che vede la donna prima protagonista.

Una importanza quella della donna nella vita misterica all’interno del tempio che ha un riflesso chiaro anche in tutta la società di questo antico popolo infatti per una donna del mondo antico vivere in Egitto era preferibile rispetto al vivere in qualunque società coeva.

La società dell’antico Egitto era matrilineare con il lignaggio che veniva tracciato attraverso la donna e, conseguentemente, anche con passaggi di eredità che avvenivano per linea femminile inoltre le donne in Egitto godevano di uno status sociale più elevato rispetto alle donne provenienti da tutte le altre civiltà più importanti. Già nell’Antico Regno la donna era dal punto di vista giuridico indipendente: poteva cioè far valere i propri diritti in tribunale ed esprimere liberamente la propria volontà nel disporre dei beni privati. Canopi coperchi

A favore dell’ipotesi che la condizione femminile in Egitto fosse migliore che altrove, comunque, si può considerare che quando l’Egitto venne conquistato dapprima dai greci e quindi dai romani, sia il diritto greco sia quello romano introdussero, nella zona, modifiche favorevoli all’autonomia femminile. Di conseguenza è quasi inevitabile pensare a un influsso dei diritti locali, che presumibilmente concedevano alle donne maggiori libertà.
Perché questa differenza con le altre società del tempo?
La spiegazione hanno cercato di darla psicologi, teologi, antropologi, storici, ma una risposta chiara la possiamo avere soltanto se volgiamo la nostra ricerca verso il culto dell’aspetto femminile della Divinità, dell’Eterno femminino, culto antichissimo, così antico che troviamo proprio la donna come figura di culto fin dalle prime testimonianze delle raffigurazioni rupestri nelle caverne-tempio della preistoria. Divinità Egizia 2

E non solo ma da studi approfonditi come quelli della Gimbutas  o del Neumann sappiamo che i culti preistorici (mesolitici e neolitici) erano fondati su divinità femminili nel periodo compreso fra il 30000 a.C. e il 3000 a.C., con testimonianze che ci dicono che fra il 7000 e il 3000 a.C. di una società caratterizzata in europa e in asia minore dall’eguaglianza fra i due sessi, le donne avrebbero ricoperto in questa società un ruolo dominante come sacerdotesse o capi di clan, la vita sarebbe stata governata da una grande Dea creatrice, simbolo di nascita, morte e rinnovamento. Questa società sarebbe stata poi soppiantata da una cultura diversa, i cosiddetti Kurgan, che si sarebbe imposta tra il 4000 e il 2800 a.C., trasformando l’antica cultura detta protoindoeuropea in una cultura patriarcale.
Canone antichissimo quindi quello della Madre Divina che si è tramandato fin dai primi tempi e che ritroviamo rappresentato anche nella mitologia egizia delle prime dinastie.

A rappresentarlo non è però Iside e per trovarlo bisogna spostarsi a Sais sul delta del Nilo dove, nella millenaria storia dell’Egitto, rimane fiorente il culto della dea Neit, culto che si perde nella notte della storia e che sopravvive ancora ai tempi della prima dinastia dove infatti le regine portarono il nome di questa dea e con la sua effige venivano raffigurate.

Il culto di Neit, nonostante questa divinità scompaia da tutte le Enneadi nelle dinastie a seguire, continuerà comunque ad essere celebrato a Sais dove all’ingresso del tempio dominava l’iscrizione:
“Sono tutto ciò che è già esistito, che esiste e che esisterà. Nessun mortale, sino ad oggi, è stato capace d’alzare il velo che mi copre, il frutto da me prodotto è il Sole ”.
Un culto molto antico quello di Neit tanto che gli studiosi hanno trovato testimonianze risalenti a circa 7000 anni fa ma sicuramente fa riferimento a un tempo molto più antico e forse neanche egizio: infatti la sua origine non sembra locale.

A volte la dea Neit ha anche la qualifica “Tehenut” che equivale a “la Libica”. Osserviamo in questa citazione il fatto che Tehenut equivale con grande precisione a Tjehenu, il nome con cui in Egitto era conosciuto il popolo libico, popolo di grandi costruttori, di grandi navigatori, con caratteristiche morfologiche particolari, alti, dagli occhi azzurri, dalle orecchie affusolate; popolo che nei testi greci troviamo chiamato degli Atlanti che ci richiama alla mente un altro mito famoso quello dell’Atlantide platonica.Nut

Nell’Egitto faraonico sarà Iside a raccogliere l’antica eredità di Neit chiamata anche la tessitrice e diverrà così l’ideale prototipo per la donna egizia e per le donne di tutti i tempi, rivelandosi come Regina dei cieli e della terra pronta ad accogliere nel suo grembo chi vuol rinascere a nuova vita. Una nascita preparata dall’asceta fortificando la propria fede, con un lavoro di purificazione, di preparazione di un nuovo corpo tessuto dalla tessitrice nel silenzio, nella notte, nel ventre della madre prima di rinascere all’alba come Sole: il Figlio del Sole nasce dalla Madre, dalla notte, da Iside notturna, dalla Vergine nera, la notte stellata, “il ventre di Iside”.

 

 

LA SCIENZA DEI FARAONI E I LORO ARCHIVI SEGRETI – di Franco Naldoni

Non sai, o Asclepio, che l’Egitto è l’immagine del cielo o, per essere più precisi, che ogni cosa governata e mossa nel cielo discende in Egitto e vi è portata? Se si deve dire la verità, la nostra terra è il tempio di tutto il mondo”.

Queste parole tratte dal Libro Sacro di Ermete Trismegisto dedicato ad Asclepio ci fanno capire bene perché da sempre si guardi all’Antico Egitto con curiosità, con attenzione, con nostalgia, quasi che un’antica eco ci riporti alla mente una società ideale ormai svanita nelle nebbie del tempo, ma sempre presente nelle profondità della nostra anima che silenziosamente la reclama. Da sempre questa antica civiltà ci ha affascinato non soltanto per la maestosità dei suoi templi che ancora intatti ne testimoniano la grandezza, ma per l’alone di mistero che la avvolge. Piramidi Artistiche 5

Parliamo di Egitto e la prima immagine che ci viene alla mente sono le Grandi Piramidi. Infatti queste colossali costruzioni sembrano indicare il simbolo visibile del misterioso Egitto, simbolo scolpito a tratti giganteschi per tutte le generazioni a venire, specchio di un’epoca di splendore, in gran parte ancora sconosciuta e più arcaica di quanto oggi ci viene insegnato.

Giovedì 16 novembre alle ore 21.30 presenteremo il primo di quattro appuntamenti per parlare proprio dell’antico Egitto.
Cercheremo di entrare nel cuore di questa maestosa civiltà, di entrare nei loro templi segreti, dove veniva custodita gelosamente una dottrina antichissima, un arcaico sapere che andremo ad indagare attraverso i loro scritti, la loro mitologia  e soprattutto la vedremo sinteticamente espressa nei loro “libri di pietra”, le Grandi Piramidi, veri e propri archivi segreti di questa scienza arcaica che ci sveleranno come la conoscenza degli architetti di queste grandiose costruzioni si riveli molto più vasta di quanto si possa supporre e rifletta il sapere di razze molto più antiche e evolute.5 Piramidi

I costruttori delle Piramidi non erano certo uomini appartenenti ad una civiltà primitiva, che si trovava all’età del rame e che non conosceva la ruota, ma uomini che formavano una società estremamente evoluta, con un’organizzazione sociale e politica ben collaudata, con tecniche costruttive avanzate, con una lingua articolata e da millenni formata e consolidata secondo schemi costituiti. I costruttori delle piramidi erano i fedeli custodi di una scienza antichissima che ha dato il via alla formazione, ai tempi del Re Menes, ultimo erede di queste razze più antiche, della civiltà faraonica quale noi conosciamo.

Chi erano allora i costruttori delle piramidi? Quando e come sono state costruite? Quale è il tesoro che celano nelle loro forme?9 Saqqara

“La divinità lascerà l’Egitto, ogni voce divina diventerà muta in un forzato silenzio, dei tuoi culti solo i miti sopravviveranno, non rimarrà altro che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise nella pietra….”.
Così continua Ermete nella sua profezia, ovvero verrà il tempo in cui non ci saranno più le condizioni storiche perché la Tradizione sia capita e custodita e insegnata e così la Tradizione si ritirerà dall’Egitto e con questo si perderanno le chiavi della dottrina segreta impressa dagli architetti in queste colossali costruzioni che invece sfideranno impavide i millenni. Altri popoli di lingua straniera invaderanno l’Egitto, vero tempio del mondo, e si perderà così la capacità di comprendere l’antico linguaggio arcaico.

Ed ancora oggi esaminiamo le piramidi con questa lingua straniera, le studiamo solo da un punto di vista archeologico e storico mentre per ritrovare le tracce di questa sapienza arcaica che fondò in Egitto il tempio del mondo bisogna avere le chiavi, prima ancora di quello figurato dei loro geroglifici e quello allegorico della loro mitologia, del linguaggio unico e universale dei numeri e delle forme geometriche, visto che queste costruzioni non hanno nessuna scritta al loro interno, e che nessuna immagine vi è raffigurata.Piramide artistica 4

Gli studi di Tommaso Palamidessi prima e di Alessandro Benassai oggi ci forniscono appunto queste chiavi attraverso una quantità impressionante di dati oggettivi, non frutto di speculazioni e deduzioni, o di arzigogolate e forzate elucubrazioni, ma dati inoppugnabili, constatabili da chiunque, a disposizione di tutti.Piramidi Artistiche 6 mini

Proprio questo lavoro ci apre oggi le porte di questo linguaggio universale che ci permette da un lato di darci risposte “storiche” sempre interessanti ma lontane da noi oltre 5000 anni che soddisfano solo in parte il nostro desiderio di conoscenza quanto una briciola di pane un affamato, ma i loro testi ci danno in primo luogo tutto il pane di cui abbiamo bisogno per notare una tradizione segreta, la via dell’immortalità, il recupero della Sapienza perduta, in un periodo dove come scriveva sempre Ermete “le tenebre sono preferite alla luce e la morte è più giovevole della vita, mancanza di fede, disordine, disinteresse per tutte le cose buone regneranno in Egitto. Quando tutto questo sarà accaduto, o Asclepio, allora il Signore e Padre, il Dio il cui potere è sommo, il Reggitore Unico, guarderà questo comportamento e questi crimini volontari e con un atto della sua volontà, che costituisce l’amore di Dio, ristabilirà l’ordine e richiamerà l’uomo alla bellezza di un tempo”.

Vi aspettiamo giovedì 16 novembre (Piazza dello Spirito Santo,1 – ore 21.30 – ingresso libero) e poi ancora nei giovedì successivi, che si preannunciano molto avvincenti!

 

EGITTO: PER I MORTI UN LIBRO

Ultimo appuntamento con l’Egitto e Franco Naldoni giovedì 20 luglio (ore 21.30, ingresso libero), che replicherà presso la nostra sede (Piazza dello Spirito Santo 1) la lezione già tenuta alla Biblioteca San Giorgio sul tema del LIBRO EGIZIANO DEI MORTI.Naldoni 1

Kitab el Mayytun
, letteralmente “Libro del morto”, fu la designazione araba per qualsiasi rotolo di papiro rinvenuto nelle tombe egizie. Designazione assai generica, tuttavia questa definizione è rimasta, accolta dai pionieri delle ricerche egittologiche, ma limitata a descrivere quegli scritti, una miscellanea raccolta di formule da pronunciare per poter attraversare indenni i pericoli dell’aldilà.libro morti 2
Fra le tante difficoltà che si presentano nella lettura di questo testo in primis quella di concepire per noi, oggi, un’indagine sul post mortem bloccati come siamo dal preconcetto tipico della nostra civiltà che “non si può” sapere cosa c’è dopo la morte.
Per gli antichi egizi questo era invece materia di insegnamento sin dalla più giovane età, come materia di insegnamento erano la teologia e il comportamento morale da tenere in ogni istante della vita.
Questo antico popolo in ogni sua manifestazione di civiltà e perfino nella sua arte sembra presentare le stigmate di una profonda credenza in Dio e nell’immortalità dell’anima, nel suo destino beato o infelice proporzionato al suo operato sulla terra.libro morti 3
Uno dei principali aspetti che ha caratterizzato la società e la religione egiziana è la preoccupazione di ciò che aspettava l’anima nel Regno dei Morti, un luogo oscuro, pieno di insidie e pericoli, in cui un defunto –se sprovvisto degli accorgimenti magici necessari- si sarebbe trovato come un naufrago in balia della tempesta, alla mercé di ogni abitante d’oltretomba, senza possibilità di visione, senza poter camminare o muoversi secondo il proprio cuore o la propria volontà.anubi
In questo stato di tramortimento spirituale egli avrebbe subito il famoso giudizio davanti al Tribunale di Osiride: il suo cuore, posto su un piatto della bilancia, doveva risultare conforme alla verità e giustizia rappresentate dalla piuma della dea Maat posta sull’altro piatto della bilancia. Se il cuore veniva giudicato più pesante della piuma di Maat, allora l’anima era gettata in pasto al coccodrillo Ammit, oppure gettata nello Stagno di Fuoco dove dimorava il “Divoratore per Milioni di Anni”.libro morti egiziano
Se il cuore rimaneva leggero come la piuma di Maat, allora il defunto era “veramente giustificato” e poteva aspirare all’unione con la divinità.
Il LIBRO DEI MORTI egiziano presenta dettagliatamente il percorso dell’anima, ovviamente secondo la tradizione egizia, ma è interessante anche perché in questo scritto è celata una scienza antichissima che andava sotto il nome di “dottrina dell’andata e del ritorno”. Dottrina che presentava due aspetti: l’itinerario creativo-rivelativo (la divinità che scende nell’uomo) e il mistero della seconda nascita (l’uomo che nasce alla divinità).maat
Potremmo riassumere l’insegnamento descritto in questo testo con la frase che troviamo incisa nelle piramidi della V Dinastia:
“Va’ affinché tu torni! Dormi affinché tu vegli! Muori affinché tu viva!”.

 

 

 

EGITTO, IMMAGINE DEL CIELO

egitto cielo 4Giovedì 13 luglio alle ore 21.30 appuntamento con l’Egitto e Franco Naldoni. Questa volta ci parlerà della relazione possibile fra astronomia/astrologia e tradizione egizia, o per meglio dire tradizione arcaica.egitto cielo 3

Il fatto che gli antichi  templi egizi siano perfettamente orientati secondo precisi dettami astronomici come il sorgere e il tramontare del sole, il culminare di questo in alcuni segni, il sorgere e il tramontare di alcune stelle, oppure in coincidenza di fasi lunari, non deve sorprenderci perché gli antichi sacerdoti, in possesso di una conoscenza iniziatica, non disgiungevano l’osservazione astronomica dall’arte alchemica e dalla teurgia con il preciso fine di ottenere una trasformazione spirituale di tutto il composto umano.egitto cielo 2
La costante utilizzazione di immagini astronomiche nei miti, nelle leggende, nella poesia di questo antico popolo, sottolinea lo stretto rapporto tra scienza e religione e quindi fra il mondo terrestre e quello celeste. In Egitto persino la semplice distribuzione geografica di tombe e templi manifesta questo rapporto del cielo con la terra, templi che furono eretti da coloro che custodivano le chiavi della scienza.Egitto cielo 1
Queste opere arrivate sino a noi sono dei veri e propri libri contenenti frammenti di un antico sapere che oggi possiamo decifrare grazie ai testi della collana archeosofica ed agli studi compiuti da Tommaso Palamidessi prima ed Alessandro Benassai dopo. Entrambi hanno pubblicato le loro ricerche ed esperienze, testi pieni di fascino e spunti di riflessione.

Vi aspettiamo alla nostra sede di Piazza dello Spirito Santo 1. Ingresso libero.

EGITTO IN BIBLIOTECA

Nel mese di luglio abbiamo organizzato in collaborazione con la Biblioteca San Giorgio un ciclo di conferenze sul tema affascinante dell’antico Egitto, curato da Franco Naldoni.indagini egitto biblioteca
La prima conferenza è già stata molto apprezzata dal pubblico della San Giorgio e della nostra sede pistoiese. Sì, perché abbiamo pensato a delle repliche nella sede archeosofica di Piazza dello Spirito Santo,1 .
Quindi dopo “Indagine sulle grandi piramidi” (tenuta il 4 luglio presso la Biblioteca e il 6 luglio alla nostra sede) avremo:antico egitto 2

“Egitto Misterioso”
– 11 luglio ore 17.30 alla Biblioteca San Giorgio (è richiesta la prenotazione)
– 13 luglio ore 21.30 in sede (ingresso libero)sfinge

“Libro dei morti egiziano”
-18 luglio ore 17.30 alla Biblioteca San Giorgio (con prenotazione)
– 20 luglio ore 21.30 in sede (ingresso libero).antico egitto

Potete usare il nostro blog per lasciare commenti, domande, richieste per altri incontri. Il dott. Naldoni sicuramente risponderà con piacere.

INDAGINE SULL GRANDI PIRAMIDI

Giovedì 6 luglio alle ore 21.30 avremo il piacere di ascoltare Franco Naldoni, studioso ed esperto di egittologia, che commenterà un capitolo dell’opera di Alessandro Benassai dal titolo: “Indagine sulle grandi piramidi” (pubblicazione interna, disponibile in sede), lezione già tenuta lo scorso 4 luglio presso la biblioteca San Giorgio.indagine grandi piramidi

Potremmo definire le piramidi gli Archivi segreti dell’Alta scienza d’Egitto.
Sul piano desolato di Giza, al sicuro dall’inondazione, dai monti Libici scendendo verso il Nilo, si estende la spettacolare e grandiosa necropoli di Menfi custodita ancor oggi dalle grandi piramidi che ne sono l’avanguardia granitica. Queste colossali costruzioni sembrano indicare il simbolo visibile del misterioso Egitto, simbolo scolpito a tratti giganteschi per tutte le generazioni a venire e forse per l’eternità, se non dovesse un giorno anche l’Egitto, scomparire inghiottito ancora una volta dagli abissi marini.indagine grandi piramidi 1
Le piramidi riassumono e rappresentano la chiave preziosa dell’antico Egitto. Infatti non si tratta soltanto di constatare nelle piramidi le tracce della scienza di una civilizzazione ormai dispersa da millenni, si tratta piuttosto di scoprire, impresso nei colossali e simmetrici tumuli di granito, un sapere che ancora oggi, nonostante il progresso scientifico e tecnologico raggiunto, stupisce i più scettici e rigorosi investigatori. La piramide è un perfetto simbolo architettonico della più alta conoscenza integrale filosofica, religiosa e scientifica dell’antico Egitto, erede di una saggezza ancor più remota.indagine grandi piramidi 2
Le Grandi Piramidi quindi con i loro misteri e le loro forme perfette costituiscono forse l’esempio più alto e maestoso lasciato a testimonianza di una conoscenza ormai perduta. Conoscenza che era indubbiamente anche tecnica, ma traeva la sua caratteristica da una Sapienza ben più alta e profonda: la Sapienza Arcaica, trasmessa attraverso il linguaggio universale dei numeri e delle figure geometriche, linguaggio ancora più conciso di quello geroglifico di cui non si trova traccia all’interno delle Grandi Piramidi.
Gli studi di Tommaso Palamidessi prima e di Alessandro Benassai oggi ci forniscono una quantità impressionante di dati oggettivi, non frutto di speculazioni e deduzioni, o di arzigogolate e forzate elucubrazioni, ma dati inoppugnabili, constatabili da chiunque, presentati alla luce del giorno, che ci permettono di vedere come la conoscenza degli architetti delle grandi piramidi si rivela molto più vasta di quanto si possa supporre e rifletta il sapere di razze molto più antiche e evolute.indagine grandi piramidi 3
Le grandi Piramidi di Giza non furono progettate a caso: i costruttori scelsero deliberatamente fra tutti i possibili modelli gli unici che dimostrassero per mezzo del simbolismo matematico e geometrico i principi fondamentali o leggi che governano l’evoluzione dell’uomo e dell’universo.

Vi aspettiamo giovedì sera presso la nostra sede di Piazza dello Spirito Santo, 1. Ingresso libero e gratuito.

 

 

 

 

 

 

LA GEOMETRIA SIMBOLICA DELLE GRANDI PIRAMIDI

grandi-piramidi-1La Geometria in tempi moderni ha assunto sempre più un ruolo centrale in ogni branca della scienza. La visione globale che porta con sé conduce alla creazione di modelli e strumenti sempre più complessi e accurati a disposizione di chi indaga la realtà fisica o per meglio dire una sua approssimazione.

L’oggetto di studio della moderna Matematica ha in sé tre aspetti:

  • Il Numero o aspetto aritmetico;
  • La Misura o aspetto analitico;
  • La Forma o aspetto geometrico.

La forma è un ponte fra il numero e la misura. In questo senso è concepita ai nostri tempi la Geometria, ma essa rappresenta solo l’aspetto decaduto di una conoscenza molto più profonda e antica: la Geometria Simbolica o Iniziatica. Da questa trae il carattere globale e modellante di cui è rimasto pur tuttavia solo l’aspetto materiale e quindi autoreferenziale.

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