Una giornata a Firenze – di Stefania Fineschi

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Camminare per le strade di Firenze è un’esperienza davvero speciale. Lo sanno bene le migliaia di persone che ogni giorno vi giungono da ogni parte del mondo. Tra le mura di questa città, tra le tante cose, è nato Dante ed ha creato una lingua, Savonarola ha predicato verità metafisiche e i Medici hanno regnato.
Ecco perché passeggiare per Firenze non è soltanto passeggiare, ma è fare un tuffo nella storia che ha dato vita al mondo moderno e poterla seguire, passo dopo passo, attraverso i secoli fino al giorno d’oggi, in una specie di eterno presente. Ed è incredibile come eventi fondamentali per l’umanità intera si siano dipanati nel tempo in uno spazio tanto angusto, perché la Firenze storica è piccola, incredibilmente piccola.Gita a Firenze

Tanti sono gli avvenimenti che sono trascorsi tra queste mura cittadine, che ai molti (noi compresi) sarà sfuggito che anche la storia della medicina è passata di qui, attraverso tappe davvero cruciali.orto botanico

Per esempio, la città è dotata fin dal 1° dicembre 1545 di un bellissimo Orto Botanico, per la verità chiamato Giardino dei Semplici, ovvero delle piante medicinali così come venivano dette nel Medio Evo e poco dopo, quando nasceva la moderna medicina e la ricerca come oggi la intendiamo ed illuminati regnanti, tra i quali Cosimo de’ Medici, ordinavano la realizzazione di Orti affinché le specie officinali fossero coltivate e studiate.

mandragoraTale Orto Botanico è proprio all’inizio del Centro Storico cittadino, vicino a piazza San Marco. Questo Giardino dei Semplici è il terzo più antico del mondo, dopo quelli di Padova e Pisa, ma a Firenze in verità appartiene uno dei più antichi orti botanici in assoluto, ripristinato alla fine dello scorso ottobre (inaugurato il 25 ottobre 2017, n.d.r.), quello dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, l’ospedale dei fiorentini.

L’Ospedale di Santa Maria Nuova però non è solo l’ospedale storico della città ma è il più antico ospedale ancora funzionante del mondo, pensate un po’. Fondato nel 1288 grazie alla donazione del terreno da parte di un tal Folco Portinari, che diventerà famoso nella storia per essere il padre di quella Beatrice che tanto ispirò il cuore di Dante, non è mai stato chiuso e contiene al suo interno anche un vero e proprio tesoro: oltre 750 opere d’arte di artisti del calibro di Della Robbia, Andrea Del Castagno, Ghiberti, Dello Delli, alcune delle quali sono state prestate al Metropolitan di New York e agli Uffizi, ma che, per lo più, restano chiuse nel caveau di Santa Maria Nuova per mancanza di spazi espositivi.

A parte questa digressione storico-artistica, come dicevamo, questo è l’ospedale ancora funzionante più antico del mondo e l’orto botanico che qui fu creato insieme alla struttura, di conseguenza, anch’esso risulterebbe il più antico. Più che un orto botanico, questo era un vero e proprio orto medico perché le piante che vi venivano coltivate lo erano a scopo di utilizzo immediato: venivano elaborate dalle sapienti monache per ottenerne farmaci efficaci. Certo, che dire… Tra le sale dell’ospedale è passato anche Leonardo Da Vinci che pare utilizzò alcune vasche in pietra per dissezionare i cadaveri e portare avanti i suoi preziosi studi anatomici sul corpo umano.Orto Botanico 4

Cominciate a capire cosa succede? Avverti come una sensazione di affanno e capogiro quando vieni a sapere e realizzi nella mente che, davvero in pochi metri, sono passati così tanti geni dell’umana storia, lasciando ovunque le proprie indelebili tracce, e sono accaduti tanti eventi fondamentali.

Quando poi queste tracce si mescolano ai ricordi d’infanzia ed al sapore unico dei giorni della fanciullezza, allora diventano davvero sensazioni irresistibili.Orto Botanico 6

Da piccola ero spesso ospite di mia nonna paterna, che abitava nel centralissimo Borgo dei Santi Apostoli, a due passi dal Ponte Vecchio e da Piazza della Signoria. Nonna Ida, che ogni mattina andava a Messa, appena usciti dal portone di casa non svoltava a sinistra verso la famosa e bellissima chiesa di Santa Trinita, ma a destra lungo lo stretto borgo cittadino finché, ad un certo punto, si apriva alla nostra destra una piccola piazzetta, piazza del Limbo, alla quale si accedeva scendendo qualche gradino.
chiesa-santi-apostoliLà, sepolta tra le case, sta una chiesetta, piccola e apparentemente ben poca cosa dall’esterno, ma un vero tesoro in realtà, tanto che i fiorentini la considerano per tradizione il vero Duomo di Firenze. In effetti è stato interessante scoprire che questa chiesa non è solo la più antica della città (una targa narra che fu fondata nell’800 alla presenza di Carlo Magno addirittura), ma custodisce al suo interno (oltre ad alcune, immancabili opere d’arte), alcune pietre del Santo Sepolcro ivi condotte da Pazzino de’ Pazzi, il crociato (fiorentino) che oltrepassò per primo le mura di Gerusalemme, consentendo la presa della città nel 15 luglio del 1099. Con queste pietre, ogni anno, a Pasqua, si accende solennemente il fuoco che infiamma la colombina per il tradizionale Scoppio del Carro in piazza del Duomo, la cerimonia più sentita dai fiorentini.Orto Botanico 7

Con grandissimo piacere quindi (ora mi potete capire), insieme ad alcuni amici del corso di erboristeria di Pistoia e Lucca, abbiamo scelto un bel sabato pomeriggio di fine ottobre e ce ne siamo andati a spasso per questi tesori di Firenze, a visitare Orti botanici, orti medici, antichissimi ospedali e piccole chiese quasi dimenticate che si mescolano con la storia dei Crociati, creando un filo sottile che collega Firenze addirittura alla lontanissima Gerusalemme.

Per non farci mancare nulla, ci siamo al fine deliziati con una cenetta davvero speciale, in uno dei locali più storici e meno commerciali della città, dove abbiamo pasteggiato con deliziose pietanze casalinghe si, ma giapponesi addirittura!Orto Botanico cena

Se la prossima volta vi vorrete unire, sarete per certo i benvenuti. A presto!

 

 

 

LA GRANDE OPERA

Ultimo (forse) appuntamento con l’Alchimia venerdì 1° dicembre alle ore 21.30, come sempre ingresso libero e gratuito. Tema della serata: la Grande Opera.Grande Opera
Eh sì, perché per giungere alla conquista della famosa Pietra Filosofale è necessario cimentarsi nella Grande Opera.
Gli Alchimisti ce ne parlano come di uno specifico percorso, una via, che può durare l’intera esistenza oppure “1 anno e 1 giorno”.laboratorio
Abbiamo visto che il luogo ove gli alchimisti prediligevano compiere le loro operazioni era il laboratorio. Chiuso in questa dimensione, destreggiandosi tra ampolle, fuochi e libri di istruzioni, l’Alchimista si dà un gran daffare per sperimentare: misura, confronta, corregge, calibra, calcola, alimenta il fuoco e ne stabilisce il regime, il tutto senza mai allontanarsi dalla sua fucina. opera al rosso
Alla luce di questo può venir quasi spontaneo domandarsi cosa si possa trovare stando chiusi e fermi sempre nel medesimo posto… E se, invece, la sua indagine non rientrasse nei canoni di una ricerca comune?simbolismoalchemico
Gli Alchimisti, in effetti, sono alla ricerca di qualcosa che non è lontano nello spazio o remoto nel tempo, ma è al di là della contingenza storica. Come abbiamo detto all’inizio di questo ciclo di incontri, l’Alchimia ha una dimensione al di fuori del tempo.
L’eccezionalità di ciò che gli alchimisti vanno cercando deriva dal metodo che consente di ottenerlo: la trasformazione, non sono previsti altri sentieri.
via degli eroi
La “Grande Opera” comprende tutte le “operazioni” o “tappe” che permettono agli uomini e alle donne di buona volontà di farsi oggetto di questa metamorfosi.
Nel corso dell’ultimo (forse) appuntamento parleremo proprio di questo, cercando di raccontare le fasi salienti della fatica alchemica e alcuni simboli allegorici che sono stati adoperati per descriverla.
Tutto, infatti, è possibile purché ci si basi su un solido fondamento: quello della Conoscenzacaduceo di Ermete
Conoscenza globale, piuttosto difficile da raggiungere da soli. Abbiamo bisogno di qualcuno che la possiede e che la rende fruibile e possibile a tutti. Altrimenti per noi l’Alchimia resterebbe una Scienza Impossibile. Invece non lo è più!
Se volete scoprirlo, vi aspettiamo venerdì 1° dicembre.

 

 

 

 

Antico Egitto, una passione moderna

Franco NaldoniProseguono gli incontri sul tema della Tradizione Egiziana, a cura di Franco Naldoni.
Ingresso libero e gratuito, come sempre.
In streaming anche per i soci dell’Associazione Archeosofica.
Vi aspettiamo giovedì prossimo, ore 21.30, per continuare  insieme questo affascinante viaggio nel tempo e nella storia, di ieri e di oggi.

streaming Egitto

IL PROBLEMA DELLA CRONOLOGIA EGIZIANA – di Franco Naldoni

Siamo giunti al terzo appuntamento con la civiltà egiziana: giovedì 30 novembre ore 21.30, sempre ingresso libero, sempre nei locali dell’Associazione Archeosofica pistoiese di Piazza dello Spirito Santo 1. 2 Piramide Egizia

Lo studio della cronologia egiziana fa sorgere immediatamente alcune domande. Perché questa attenzione così marcata in tutte le antiche civiltà a narrare la discendenza divina del Re? Si tratta solo di narrare la successione storica di eventi di un popolo e della stirpe regnante? Perché questo assillo nel testimoniare il diritto a regnare derivante da questa discendenza divina?

Da un punto di vista storico lo studio delle varie liste regali egizie è servito per tracciare la storia di questo popolo dal momento dell’unificazione dei due regni ai tempi di Menes che ha dato il via all’Egitto faraonico e dinastico che ci viene insegnato nelle scuole. Su questo punto la discussione è comunque ancora aperta; infatti lo studio della cronologia della civiltà egizia è un argomento fra i più discussi nella storia dell’egittologia. antico egitto
Importanti dibattiti si sono accesi sulla questione anche perchè i dati rilevati dai vari reperti presentano varie discordanze, sui periodi di regno, fra le corrispondenze dei nomi, sulla durata dei regni per i periodi più antichi, anche a causa della consuetudine di segnalare i censimenti del bestiame e non gli anni effettivi, e quando poi si parla dei periodi intermedi la confusione aumenta, senza poi contare lo spinoso problema dell’individuazione dei costruttori delle Grandi Piramidi in queste liste, dando per scontato che queste costruzioni fossero di epoca dinastica. Ancora molta chiarezza deve essere fatta da un punto di vista storico. E chiarezza può essere fatta se analizziamo queste liste con le chiavi forniteci dalle opere di Tommaso Palamidessi e dagli studi di Alessandro Benassai. Divinità Egizie

Alla luce di questi studi appare in tutta la sua evidenza che queste liste non erano state scolpite con il segno della permanenza, ovvero il geroglifico, solo per pura narrazione storica o per tracciare una linea cronologica dei fatti del regno. Non era questo il motivo per cui erano state scolpite sulle pareti dei templi, luoghi dove si celebrava la divinità del faraone, ma per testimoniare come il diritto a regnare derivasse da un ben preciso retaggio che fa riferimento a un centro spirituale metastorico, un centro di sapienza arcaica di origine umano-divina che manifestandosi nei vari centri tradizionali dava origine allo sviluppo storico delle civiltà tramite il Re, il sovrano-pontefice che unisce il cielo e la terra. ABUSIMBEL

Dal contenuto di tre di questi documenti, la Pietra di Palermo, il Canone Regio di Torino e la Lista di Manetone, emerge quindi una storia dell’Egitto che non inizia con l’unificazione dei due regni da parte di Menes e l’inizio del periodo dinastico, ma mette in evidenza una periodo predinastico sottovalutato dagli storici che lo relegano solo a un racconto mitologico senza tenere conto che,  come scrive Tommaso Palamidessi, “il mito è un linguaggio per tramandare gli insegnamenti profondi delle origini delle cose, sulla creazione del mondo e dell’uomo….mito e culto sono due elementi saldati al fatto religioso, il mito è il commento razionale degli atti del culto, trasmesso nei secoli attraverso il tessuto di simboli che vanno decifrati”.

In queste tre liste si cela quindi un insegnamento profondo e quanto mai attuale perché parlano delle nostre origini, della nostra storia, la storia dell’umanità e di tutte le sue età scandite proprio dalla manifestazione di questo centro di sapienza arcaica.

Queste liste ci danno così una traccia per rispondere ad alcuni dei quesiti che ognuno di noi ha nel profondo della sua anima perché l’esistenza dell’uomo pone una domanda, e per ciascuno di noi è un quesito personale la ricerca dello scopo della propria esistenza. E poiché ogni essere si trova più o meno nella stessa situazione, il problema è generale, collettivo oltre che personale.Abu Simbel notte bis

Le domande alfine sono queste: qual è lo scopo dell’esistenza, perché, a quale fine esiste l’umanità? Le eterne e vive domande poste dalla tacita Sfinge al viandante pellegrino: “Chi sei, da dove vieni, dove vai?”.

 

 

 

 

LA PIETRA FILOSOFALE: CHIMERA O CONQUISTA?

PIetra Filosofale 22In diverse epoche storiche uomini di scienza e di sapere, che il volgo chiamava Alchimisti, si fecero cercatori della miracolosa Pietra Filosofale, utilizzando procedure insolite, materiali difficili da reperire, strumenti e laboratori solitamente adoperati per altre necessità.
Un lavoro non privo di rischi, tanto che molti scelsero di operare nel silenzio e nel più assoluto anonimato. Ricordiamo che era in auge la “Santa Inquisizione”, che pur con scopi nobilissimi si rivelò ben presto uno strumento di tortura e di morte, di persecuzione e discriminazione.pietra filosofale 1
Questa Pietra era conosciuta anche come un elisir capace di trasformare il piombo e tutti i metalli imperfetti in oro purissimo, conservando il corpo nella pienezza del suo vigore per l’eternità.
I pochi che la conquistarono, custodirono il prezioso segreto affinché non finisse nelle mani sbagliate, nascondendo nelle loro opere, dietro il velo del simbolismo alchemico ed ermetico, il procedimento per ottenerla, forse per paura di essere condannati, forse per un giuramento fatto che obbligava a non “dare le perle ai porci”.Notre Dame de Paris
La pietra racchiude un significato simbolico interessante e ampio, usato anche in epoca templare dai costruttori delle famose cattedrali.
Le maestose cattedrali gotiche sono un vero e proprio manuale alchemico scolpito nella pietra: adornate di immagini e fregi, rappresentano per i veri cercatori una mappa da seguire attentamente per giungere al tanto desiderato traguardo spirituale.
Tutto questo non fa parte solo del nostro bagaglio storico, non è una mera curiosità appannaggio dei medievalisti o degli appassionati nostalgici.
Oggi, grazie agli studi ed alle sperimentazioni condotte da Tommaso Palamidessi, possiamo anche noi cimentarsi nella “impossibile” conquista della Pietra Filosofale.
Nei Quaderni di Archeosofia infatti ci sono tutte le chiavi per decifrare il linguaggio alchemico, tutte le tecniche riscoperte e modernizzate per rendere appunto realizzabile anche all’uomo e alla donna del III Millennio ciò che gli antichi alchimisti ci hanno tramandato.
Vi aspettiamo venerdì 24 novembre (ore 21.30 – ingresso libero) per parlarne insieme!

 

 

 

ISIDE – LA DONNA NELL’ANTICO EGITTO – di Franco Naldoni

Giovedì 23 Novembre alle ore 21.30 (Piazza dello Spirito Santo,1 – ingresso libero) avremo il secondo incontro sull’affascinante mondo dell’antico Egitto. Questa volta si parlerà di Iside e dell’essere Donna per quella sublime civiltà.

Iside Alata

Iside la dea dai “mille nomi”, vita e intelligenza divina, è la dea egizia che emerge per la sua rilevanza fra tutte le divinità del variegato pantheon egizio, tanto che il suo culto è sopravvissuto anche alla decadenza di questa antica civiltà. Ma chi era Iside per gli antichi egizi?

Per cominciare possiamo dire che per gli antichi egizi Iside era la Madre, la Donna divina, colei che domina e detiene la Signoria, la potenza generatrice di Dio che donava la vita. Le acque del Nilo che straripavano e rendevano fertile l’arida terra egiziana ne erano simbolo. Ma in Iside si vedeva anche la Donna, come ci dice Plutarco, “in cui è innato l’amore verso l’essere primo, il signore del tutto, che si identifica con il bene: questo essa desidera e ricerca, mentre fugge e respinge le pur fatali pretese del male. Se è vero, infatti, che Iside rappresenta per entrambi i principi, maschile e femminile, la materia e il luogo in cui generare, la sua natura inclina peraltro sempre verso l’essere migliore, e a lui si offre, per essere fecondata di effluvi e di somiglianze. E’ questa la sua gioia, aver concepito e portare nel seno i germi della vita”. sacerdotessa egiziana

Iside dicevamo ma non solo Iside, molte le divinità femminili nell’antico Egitto che esprimono la figura della maternità divina, ed uguali per qualità e numero a quelle maschili e da questo traspare una vita misterica che vede la donna prima protagonista.

Una importanza quella della donna nella vita misterica all’interno del tempio che ha un riflesso chiaro anche in tutta la società di questo antico popolo infatti per una donna del mondo antico vivere in Egitto era preferibile rispetto al vivere in qualunque società coeva.

La società dell’antico Egitto era matrilineare con il lignaggio che veniva tracciato attraverso la donna e, conseguentemente, anche con passaggi di eredità che avvenivano per linea femminile inoltre le donne in Egitto godevano di uno status sociale più elevato rispetto alle donne provenienti da tutte le altre civiltà più importanti. Già nell’Antico Regno la donna era dal punto di vista giuridico indipendente: poteva cioè far valere i propri diritti in tribunale ed esprimere liberamente la propria volontà nel disporre dei beni privati. Canopi coperchi

A favore dell’ipotesi che la condizione femminile in Egitto fosse migliore che altrove, comunque, si può considerare che quando l’Egitto venne conquistato dapprima dai greci e quindi dai romani, sia il diritto greco sia quello romano introdussero, nella zona, modifiche favorevoli all’autonomia femminile. Di conseguenza è quasi inevitabile pensare a un influsso dei diritti locali, che presumibilmente concedevano alle donne maggiori libertà.
Perché questa differenza con le altre società del tempo?
La spiegazione hanno cercato di darla psicologi, teologi, antropologi, storici, ma una risposta chiara la possiamo avere soltanto se volgiamo la nostra ricerca verso il culto dell’aspetto femminile della Divinità, dell’Eterno femminino, culto antichissimo, così antico che troviamo proprio la donna come figura di culto fin dalle prime testimonianze delle raffigurazioni rupestri nelle caverne-tempio della preistoria. Divinità Egizia 2

E non solo ma da studi approfonditi come quelli della Gimbutas  o del Neumann sappiamo che i culti preistorici (mesolitici e neolitici) erano fondati su divinità femminili nel periodo compreso fra il 30000 a.C. e il 3000 a.C., con testimonianze che ci dicono che fra il 7000 e il 3000 a.C. di una società caratterizzata in europa e in asia minore dall’eguaglianza fra i due sessi, le donne avrebbero ricoperto in questa società un ruolo dominante come sacerdotesse o capi di clan, la vita sarebbe stata governata da una grande Dea creatrice, simbolo di nascita, morte e rinnovamento. Questa società sarebbe stata poi soppiantata da una cultura diversa, i cosiddetti Kurgan, che si sarebbe imposta tra il 4000 e il 2800 a.C., trasformando l’antica cultura detta protoindoeuropea in una cultura patriarcale.
Canone antichissimo quindi quello della Madre Divina che si è tramandato fin dai primi tempi e che ritroviamo rappresentato anche nella mitologia egizia delle prime dinastie.

A rappresentarlo non è però Iside e per trovarlo bisogna spostarsi a Sais sul delta del Nilo dove, nella millenaria storia dell’Egitto, rimane fiorente il culto della dea Neit, culto che si perde nella notte della storia e che sopravvive ancora ai tempi della prima dinastia dove infatti le regine portarono il nome di questa dea e con la sua effige venivano raffigurate.

Il culto di Neit, nonostante questa divinità scompaia da tutte le Enneadi nelle dinastie a seguire, continuerà comunque ad essere celebrato a Sais dove all’ingresso del tempio dominava l’iscrizione:
“Sono tutto ciò che è già esistito, che esiste e che esisterà. Nessun mortale, sino ad oggi, è stato capace d’alzare il velo che mi copre, il frutto da me prodotto è il Sole ”.
Un culto molto antico quello di Neit tanto che gli studiosi hanno trovato testimonianze risalenti a circa 7000 anni fa ma sicuramente fa riferimento a un tempo molto più antico e forse neanche egizio: infatti la sua origine non sembra locale.

A volte la dea Neit ha anche la qualifica “Tehenut” che equivale a “la Libica”. Osserviamo in questa citazione il fatto che Tehenut equivale con grande precisione a Tjehenu, il nome con cui in Egitto era conosciuto il popolo libico, popolo di grandi costruttori, di grandi navigatori, con caratteristiche morfologiche particolari, alti, dagli occhi azzurri, dalle orecchie affusolate; popolo che nei testi greci troviamo chiamato degli Atlanti che ci richiama alla mente un altro mito famoso quello dell’Atlantide platonica.Nut

Nell’Egitto faraonico sarà Iside a raccogliere l’antica eredità di Neit chiamata anche la tessitrice e diverrà così l’ideale prototipo per la donna egizia e per le donne di tutti i tempi, rivelandosi come Regina dei cieli e della terra pronta ad accogliere nel suo grembo chi vuol rinascere a nuova vita. Una nascita preparata dall’asceta fortificando la propria fede, con un lavoro di purificazione, di preparazione di un nuovo corpo tessuto dalla tessitrice nel silenzio, nella notte, nel ventre della madre prima di rinascere all’alba come Sole: il Figlio del Sole nasce dalla Madre, dalla notte, da Iside notturna, dalla Vergine nera, la notte stellata, “il ventre di Iside”.

 

 

ALCHIMIA: OLTRE IL VELO DEI SIMBOLI

Terzo appuntamento con l’Alchimia, venerdì 17 novembre (ingresso libero – ore 21.30). I giovani ricercatori e appassionati “alchimisti” moderni, ci raccontano qualcosa in più del simbolismo alchemico.simbolismo alchemico
Abbiamo più volte detto che fin da subito, con Ermete Trismegisto, Mosè, passando per autori come Paracelso, Cardano, Böhme e Kunrath, quest’Arte segreta è stata tramandata fino ad oggi in trattati che si leggono con difficoltà, quasi incomprensibili.alchimia fasi opera
Nei loro testi si ritrova un linguaggio fatto di simboli nati dalla fusione tra gergo chimico e realtà spirituale.
Simboli che contengono preziose informazioni: oltre il velo dei loro segni grafici c’è un’autentica realtà spirituale che può essere vissuta anche al giorno d’oggi.laboratorio 2
Non è difficile intuire che gli alchimisti sono stati spesso incompresi da chi non conosceva il linguaggio ermetico.
Ed è proprio per questo che molti vedono nell’Arte Alchemica una scienza materiale, una chimica rudimentale, fatta di pasticci, astrusità e qualche successo. alchimia immagine

La Scienza Alchemica tratta di una realtà spirituale e dà, ai volenterosi, i metodi per compiere la più grande delle trasformazioni: cambiare la propria natura interiore da grezza, impotente, schiava di ogni necessità, in una natura libera, dotata di poteri quasi (e sottolineo quasi) divini, che non teme né la morte né il giogo della vita sulla terra.
Per questo motivo può sembrare una Scienza dell’impossibile.leone verde
Conoscendo le chiavi della simbologia con la quale gli alchimisti scrivono, può essere scienza sperimentale e realtà da viversi anche oggi.
L’Associazione Archeosofica non a caso organizza nelle varie Sedi italiane ed europee, corsi di avviamento alla meditazione, di ginnastica respiratoria e psico-somatica, corsi per lo sviluppo delle facoltà mentali, e tanti altri ancora, tutti propedeutici alla realizzazione della fantomatica “Pietra Filosofale”.
Vi aspettiamo venerdì 17 novembre per parlarne insieme e darvi tutte le informazioni che chiederete.

 

 

LA SCIENZA DEI FARAONI E I LORO ARCHIVI SEGRETI – di Franco Naldoni

Non sai, o Asclepio, che l’Egitto è l’immagine del cielo o, per essere più precisi, che ogni cosa governata e mossa nel cielo discende in Egitto e vi è portata? Se si deve dire la verità, la nostra terra è il tempio di tutto il mondo”.

Queste parole tratte dal Libro Sacro di Ermete Trismegisto dedicato ad Asclepio ci fanno capire bene perché da sempre si guardi all’Antico Egitto con curiosità, con attenzione, con nostalgia, quasi che un’antica eco ci riporti alla mente una società ideale ormai svanita nelle nebbie del tempo, ma sempre presente nelle profondità della nostra anima che silenziosamente la reclama. Da sempre questa antica civiltà ci ha affascinato non soltanto per la maestosità dei suoi templi che ancora intatti ne testimoniano la grandezza, ma per l’alone di mistero che la avvolge. Piramidi Artistiche 5

Parliamo di Egitto e la prima immagine che ci viene alla mente sono le Grandi Piramidi. Infatti queste colossali costruzioni sembrano indicare il simbolo visibile del misterioso Egitto, simbolo scolpito a tratti giganteschi per tutte le generazioni a venire, specchio di un’epoca di splendore, in gran parte ancora sconosciuta e più arcaica di quanto oggi ci viene insegnato.

Giovedì 16 novembre alle ore 21.30 presenteremo il primo di quattro appuntamenti per parlare proprio dell’antico Egitto.
Cercheremo di entrare nel cuore di questa maestosa civiltà, di entrare nei loro templi segreti, dove veniva custodita gelosamente una dottrina antichissima, un arcaico sapere che andremo ad indagare attraverso i loro scritti, la loro mitologia  e soprattutto la vedremo sinteticamente espressa nei loro “libri di pietra”, le Grandi Piramidi, veri e propri archivi segreti di questa scienza arcaica che ci sveleranno come la conoscenza degli architetti di queste grandiose costruzioni si riveli molto più vasta di quanto si possa supporre e rifletta il sapere di razze molto più antiche e evolute.5 Piramidi

I costruttori delle Piramidi non erano certo uomini appartenenti ad una civiltà primitiva, che si trovava all’età del rame e che non conosceva la ruota, ma uomini che formavano una società estremamente evoluta, con un’organizzazione sociale e politica ben collaudata, con tecniche costruttive avanzate, con una lingua articolata e da millenni formata e consolidata secondo schemi costituiti. I costruttori delle piramidi erano i fedeli custodi di una scienza antichissima che ha dato il via alla formazione, ai tempi del Re Menes, ultimo erede di queste razze più antiche, della civiltà faraonica quale noi conosciamo.

Chi erano allora i costruttori delle piramidi? Quando e come sono state costruite? Quale è il tesoro che celano nelle loro forme?9 Saqqara

“La divinità lascerà l’Egitto, ogni voce divina diventerà muta in un forzato silenzio, dei tuoi culti solo i miti sopravviveranno, non rimarrà altro che un fiabesco racconto, al quale i posteri più non presteranno orecchio, e sola testimonianza della tua fede, mute parole incise nella pietra….”.
Così continua Ermete nella sua profezia, ovvero verrà il tempo in cui non ci saranno più le condizioni storiche perché la Tradizione sia capita e custodita e insegnata e così la Tradizione si ritirerà dall’Egitto e con questo si perderanno le chiavi della dottrina segreta impressa dagli architetti in queste colossali costruzioni che invece sfideranno impavide i millenni. Altri popoli di lingua straniera invaderanno l’Egitto, vero tempio del mondo, e si perderà così la capacità di comprendere l’antico linguaggio arcaico.

Ed ancora oggi esaminiamo le piramidi con questa lingua straniera, le studiamo solo da un punto di vista archeologico e storico mentre per ritrovare le tracce di questa sapienza arcaica che fondò in Egitto il tempio del mondo bisogna avere le chiavi, prima ancora di quello figurato dei loro geroglifici e quello allegorico della loro mitologia, del linguaggio unico e universale dei numeri e delle forme geometriche, visto che queste costruzioni non hanno nessuna scritta al loro interno, e che nessuna immagine vi è raffigurata.Piramide artistica 4

Gli studi di Tommaso Palamidessi prima e di Alessandro Benassai oggi ci forniscono appunto queste chiavi attraverso una quantità impressionante di dati oggettivi, non frutto di speculazioni e deduzioni, o di arzigogolate e forzate elucubrazioni, ma dati inoppugnabili, constatabili da chiunque, a disposizione di tutti.Piramidi Artistiche 6 mini

Proprio questo lavoro ci apre oggi le porte di questo linguaggio universale che ci permette da un lato di darci risposte “storiche” sempre interessanti ma lontane da noi oltre 5000 anni che soddisfano solo in parte il nostro desiderio di conoscenza quanto una briciola di pane un affamato, ma i loro testi ci danno in primo luogo tutto il pane di cui abbiamo bisogno per notare una tradizione segreta, la via dell’immortalità, il recupero della Sapienza perduta, in un periodo dove come scriveva sempre Ermete “le tenebre sono preferite alla luce e la morte è più giovevole della vita, mancanza di fede, disordine, disinteresse per tutte le cose buone regneranno in Egitto. Quando tutto questo sarà accaduto, o Asclepio, allora il Signore e Padre, il Dio il cui potere è sommo, il Reggitore Unico, guarderà questo comportamento e questi crimini volontari e con un atto della sua volontà, che costituisce l’amore di Dio, ristabilirà l’ordine e richiamerà l’uomo alla bellezza di un tempo”.

Vi aspettiamo giovedì 16 novembre (Piazza dello Spirito Santo,1 – ore 21.30 – ingresso libero) e poi ancora nei giovedì successivi, che si preannunciano molto avvincenti!

 

LE CHIAVI DELLA TRASFORMAZIONE ALCHEMICA

Secondo appuntamento con l’Alchimia venerdì 10 novembre (ingresso libero – ore 21.30), questa volta con “Le Chiavi della Trasmutazione Alchemica”.trasmutazione alchemica
Tutti sanno che gli alchimisti hanno dato un grande contributo alla chimica moderna, scoprendo nei loro laboratori sostanze che ancora oggi utilizziamo. Ma ci hanno lasciato anche un “manuale operativo” che spiega come ottenere il prezioso oro, metallo incorruttibile come lo spirito dell’uomo risvegliato. Una conquista che si otteneva (e si può ottenere) dopo un duro e metodico lavoro su se stessi.alchimia fasi dell'opera
Gli alchimisti parlano di creare la Pietra Filosofale, di usare il Fuoco, di trasformare i metalli vili in oro, si servono, quindi, di un frasario chimico che sembra non aver altra ubicazione se non i laboratori scientifici. E dunque, come portare nella realtà interiore le istruzioni di questo manuale operativo così astruso e originale?alchimista
Scopriremo insieme il significato del simbolismo che descrive la materia con cui si opera e gli strumenti da adoperare, perché il linguaggio alchemico è composto di allegorie e simboli.
Gli alchimisti descrivono tutte le operazioni fisiche, animiche e spirituali  da compiersi per arrivare ad una completa trasformazione della nostra interiorità, una “trasmutazione alchemica” che separa tutto quello che è scoria, pesantezza, zavorra inutile, lasciando ampio spazio e respiro all’Io dell’uomo e della donna, rigenerato e dunque libero.uomo energetico
Ricercando la trasmutazione del piombo in oro personaggi importanti come Lullo, Bacone o Paracelso,  fecero molte scoperte chimiche grazie allo studio della materia nei loro laboratori; scoperte che ancora oggi utilizziamo abitualmente e che furono le basi della chimica moderna.
Sostanze come alcool, acqua borica o etere solforico infatti hanno radici nei laboratori alchemici.JosephWright-Alchemist
Ma se interpretiamo la materia su cui lavorare come l’uomo e la donna nella loro totalità ecco che tutto il laboratorio e tutti i suoi strumenti assumono un diverso significato.
Il fornello, i mantici, le diverse fasi, tutto acquista un valore operativo che ci riguarda da molto vicino.
Nel processo di separazione dello spesso dal sottile, il fuoco ha un valore determinante. Il fuoco raccontato nei miti e nelle leggende, il fuoco divino conquistato con fatica dall’eroe diventa la scintilla necessaria per illuminare il sentiero che conduce alla Pietra Filosofale.
Vi aspettiamo venerdì 10 novembre per proseguire insieme questo tema affascinante.