Riprendiamo gli incontri del lunedì sera con un tema affascinante e misterioso: il Santo Graal.
Prenderemo spunto dal titolo dal titolo del 18° Quaderno della collana archeosofica: “Esperienza misterica del Santo Graal” scritto da Tommaso Palamidessi.
In un momento storico in cui la critica letteraria si è spostata verso l’interpretazione antropologica e psicanalitica dei romanzi più famosi, riguardanti la misteriosa coppa, tanto da arrivare ad affermare che il romanzo “Parzifal” di Wolfram Von Eschenbach sia solo l’analisi dell’arrivo alla maturità sessuale del protagonista, noi presenteremo una lettura diversa, attuale e non solo mitica o teologica. E, incredibilmente, pratica.
Dobbiamo ricordare che questi romanzieri erano degli iniziati, partecipi degli ordini segreti del tempo, e quindi a conoscenza di un linguaggio simbolico e cifrato che adoperavano con maestria. Scrissero romanzi in prosa o in versi con l’intento di additare agli uomini un preciso cammino di realizzazione interiore, spirituale, che li avrebbe sicuramente resi più maturi, più “uomini”, più veri sotto ogni punto di vista. Per capire quale sia questo cammino occorre andare a curiosare nei testi dell’epoca e non solo, ampliare la ricerca scoprendo dove nasce e da dove arriva la tradizione della coppa, e di altri oggetti leggendari, donati dalla Divinità all’umanità o conquistati dai cavalieri predestinati.
La tradizione della coppa è qualcosa che accompagna la casta guerriera da molto tempo; se ne trova traccia nella religione indoariana, millenni avanti Cristo, dove il graha era la coppa ove si celebrava e preparava una bevanda dai poteri magici definita soma, riservata ai guerrieri.
Ma si potrebbero fare molti esempi, visto che in tantissime culture la divinità reca doni agli uomini che sono da sempre simbolo di investitura. Ad esempio, nelle leggende del giappone feudale la Dea Amaterasu dona tre oggetti al popolo di Edo, che diventano il simbolo della discendenza solare. Anche in questa cultura da sempre si lega, in senso ideale, il potere regale e sacerdotale all’origine divina di essi. Possiamo cogliere la stessa allegoria riguardo al mitologico Re Artù delle leggende graaliche del nostro medioevo. Re ed eroe, rappresentante del Potere Divino sulla terra. Perché c’è sempre di mezzo un eroe che dopo aver compiuto una battaglia scopre un segreto, conquista un oggetto, l’immortalità e un regno, con visioni e profezie divine.
Questa tradizione antica arriva nel nostro medioevo e si riveste delle forme simboliche del tempo. Si parla del Re del mondo e del suo regno misterioso nel quale è custodito il Santo Graal, un regno che non si può raggiungere né per terra né per mare ma solo con il volo dello spirito.
Mettersi al servizio di questo Re, per il Cavaliere, era offrirsi a Dio stesso ed intraprendere la “Cerca del Graal”, il massimo onore a cui poteva aspirare.
Alessandro Polletti curerà le due serate previste su questo tema, lunedì 24 e venerdì 28 settembre, con inizio alle 21.30. Ingresso libero e gratuito, come sempre vi aspettiamo ben lieti di scambiare ricerche, studi ed esperienze.